«Mediobanca, prendendo atto dell'esito dell'assemblea, dichiara decaduta l'offerta su Banca Generali», ha annunciato in un comunicato.

Ad aprile, Mediobanca aveva annunciato un'offerta di acquisto di 6,3 miliardi di euro su Banca Generali, che intendeva finanziare grazie alla sua partecipazione del 13,1% nell'assicuratore Generali.

Martedì Mediobanca aveva annunciato di aver ricevuto il via libera dalla Banca centrale europea (BCE) per questa operazione.

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Ma i suoi azionisti hanno deciso diversamente.

«L'Assemblea degli azionisti di Mediobanca, riunitasi oggi con la presenza del 78% del capitale, ha respinto la proposta del Consiglio relativa all'autorizzazione (...) ad eseguire l'offerta pubblica di scambio volontaria su tutte le azioni ordinarie di Banca Generali», ha spiegato Mediobanca.

Secondo la banca, «il 35% del capitale sociale, rappresentato dal 25% degli investitori istituzionali e dal 10% degli investitori privati» si è espresso a favore dell'acquisizione, mentre «il 10% del capitale sociale, essenzialmente il Gruppo Caltagirone» si è opposto.

Inoltre, il «32% del capitale sociale» si è astenuto.

Secondo la stampa italiana, affinché il progetto fosse approvato era necessario che almeno il 39% del capitale sociale fosse favorevole.

L'offerta pubblica di acquisto di Mediobanca si inseriva in un contesto caratterizzato da una serie di offerte pubbliche di acquisto ostili in Italia.

Mediobanca sta infatti cercando di respingere un'offerta pubblica di acquisto ostile lanciata a gennaio dalla banca pubblica Banca Monte Paschi di Siena (MPS), che valutava Mediobanca 13,4 miliardi di euro. All'inizio del mese ha dichiarato che l'offerta di MPS era «del tutto inadeguata».

Un tempo anello debole del settore bancario, Monte dei Paschi ha stupito i mercati alla fine di gennaio lanciando la sua OPE su Mediobanca, dato che la sua capitalizzazione di borsa (8,6 miliardi di euro al 17 aprile) è nettamente inferiore a quella del suo obiettivo (14,9 miliardi).

Sull'orlo di un clamoroso fallimento, la banca senese, fondata nel 1472, ha dovuto essere salvata nel 2017 con un intervento dello Stato italiano pari a 5,4 miliardi di euro, che ne è diventato il principale azionista. Roma ha ridotto la sua partecipazione all'11,7% cedendo in novembre il 15% sui mercati.

L'offensiva di MPS su Mediobanca gode del sostegno del governo Meloni, suo primo azionista, che conta sulla nascita di un terzo polo bancario in grado di competere con Intesa Sanpaolo e UniCredit. (awp/hzi/ps)