Nell'intervista, Thomas Helbling, direttore dell'Associazione Svizzera d'Assicurazioni ASA, spiega per quale ragione gli assicuratori privati reputano incomprensibile tale decisione.

Signor Helbling, il Consiglio federale ha deciso di non approfondire il concetto dell'assicurazione pandemia. Una decisione comprensibile?
Thomas Helbling: No, al contrario. Forse il concetto dell'assicurazione pandemia non era ancora pronto nei minimi dettagli, ma per me è incomprensibile che il Consiglio federale annunci già ora l'interruzione dei lavori.

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Per quale motivo?
Non si tratta certo di una pianificazione precauzionale oculata: alcuni mesi fa l'Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP ha identificato la pandemia come il rischio principale per la nostra società. Noi condividiamo pienamente questa analisi del rischio dell'Ufficio federale. Per questo ci risulta ancora più difficile capire come mai il Governo rinunci ora a proseguire i lavori di concetto. Con questa decisione non si tiene conto del modello della gestione integrale dei rischi promosso dalla Confederazione che prevede la riduzione a un livello accettabile dei rischi individuati attraverso l'adozione di misure appropriate – tra cui rientrano anche la pianificazione precauzionale e la prevenzione.

Come reagisce la politica all'interruzione dei lavori?
Lascio giudicare ai parlamentari che hanno presentato degli interventi relativi alla pianificazione precauzionale delle pandemie. Stento a credere che la decisione del Consiglio federale venga accolta positivamente. Proprio alla luce della gestione tutt'altro che semplice della crisi attuale, la politica nutre aspettative particolarmente elevate nella pianificazione precauzionale di pandemie future.

« I rischi come quelli di una pandemia violano i principi fondamentali dell'assicurabilità. »

Oltre all'analisi dei rischi nazionali, da tempo le pandemie rientrano tra i rischi principali anche nelle analisi degli assicuratori. Ciononostante, non esiste ancora una garanzia per le aziende a rischio. Per quale ragione?
Da un lato in passato era difficile prevedere correttamente le ripercussioni di una pandemia poiché mancavano dei dati al riguardo. Dall'altro i rischi come quelli di una pandemia violano i principi fondamentali dell'assicurabilità: i sinistri si verificano contemporaneamente e interessano quasi tutti gli assicurati rendendo così impossibile la diversificazione del rischio. Per questo motivo di principio l'economia privata da sola non può assicurare le pandemie. È anche per questa ragione che gli assicuratori privati si sono sforzati di trovare una soluzione assicurativa in collaborazione con la Confederazione.

Quali proposte di soluzione sono state sottoposte? 
Sono stati sviluppati due approcci di soluzione per un partenariato nel rischio, entrambi presentati nel rapporto finale al Consiglio federale: un pool per il capitale e un pool per i sinistri. Entrambe le soluzioni prevedono un adeguato prefinanziamento dei risarcimenti. Le soluzioni prevedono che il settore assicurativo metta a disposizione infrastrutture ed esperienze per garantire una rapida evasione dei sinistri.

Stando al comunicato stampa della Confederazione, l'economia non ha accolto favorevolmente la strategia. È stato respinto in particolare il fattore obbligatorio della soluzione assicurativa. C'era da aspettarselo, non trova?
Per le aziende i premi per un'assicurazione contro le pandemie sono in primo luogo sinonimo di spese supplementari. A prima vista questa resistenza è dunque comprensibile. Tuttavia, anche l'economia beneficerebbe di un'assicurazione pandemia poiché in questo modo sarebbe chiaro quali prestazioni si possono prevedere in caso di sinistri e i fondi possono essere versati in modo più rapido e mirato.

« L'attuale soluzione ad hoc rappresenta però un problema anche dal punto di vista della politica sociale. »

È ipotizzabile anche una soluzione assicurativa non obbligatoria?
Ora, in primo luogo, è richiesta una buona dose di creatività. Per questo stiamo già lavorando a delle soluzioni alternative. Ad esempio con un approccio che vede la Confederazione come creditore eventuale. Un'altra possibilità è la costituzione di una soluzione precauzionale individuale con il sostegno della Confederazione. L'obiettivo è sempre lo stesso: creare una soluzione in grado di compensare meglio le conseguenze economiche di una futura pandemia o di una chiusura generalizzata disposta dallo Stato.

Con la regolamentazione sui casi di rigore e l'indennità per lavoro ridotto la Confederazione dispone di due strumenti per indennizzare le aziende colpite. Per quale ragione queste soluzioni non sono sufficienti?
Con questi due strumenti la Confederazione assume di fatto il ruolo di un assicuratore: verifica a chi è risultato un sinistro e versa le relative prestazioni alle aziende colpite. Ma la Confederazione non ha incassato dei premi commisurati al rischio, né dispone di metodi per evadere in modo efficiente i sinistri. In questo contesto gli assicuratori privati con la loro esperienza e l'infrastruttura possono fornire un importante valore aggiunto. L'attuale soluzione ad hoc rappresenta però un problema anche dal punto di vista della politica sociale.

« Quello che non dobbiamo assolutamente fare è concederci una pausa di riflessione. »

Si riferisce all'aumento dell'indebitamento dello Stato?
Esatto. Non dobbiamo dimenticare che saranno i contribuenti a finanziare i costi delle misure adottate. Sarà inoltre la prossima generazione a dover ammortizzare questi debiti, una generazione che dovrà già affrontare altre sfide come una previdenza per la vecchiaia non garantita. È inammissibile che anche in caso di una prossima pandemia siano le future generazioni a doversi fare carico dell'onere finanziario risultante dai debiti statali accumulati. 

E ora come si procede?
Quello che non dobbiamo assolutamente fare è concederci una pausa di riflessione. Secondo noi, siamo tutti chiamati – anche il Consiglio federale – a trovare una soluzione sostenibile per i rischi legati alle pandemie. È inoltre giunto il momento di occuparci più da vicino anche di altri rischi: cosa accade in caso di un'interruzione di corrente su larga scala o di un attacco informatico a livello globale? Anche per questi rischi non esistono soluzioni assicurative private complete. Per questa ragione è ancora più importante trovare tempestivamente soluzioni comuni tra economia e politica. La prevenzione dei sinistri è nel DNA degli assicuratori privati. Per questa ragione diamo il nostro contributo anche in questo contesto.