Rinomate compagnie d’assicurazione, come ad esempio Generali o Unipol, beneficiano di questa tendenza e hanno presentato dei risultati trimestrali che superano le aspettative degli analisti.  Nonostante questo contesto positivo gli italiani sono e restano dei «profani» in materia di assicurazioni. L’Istituto italiano per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS) ha definito insufficiente il livello di percezione del fabbisogno assicurativo e di comprensione delle assicurazioni offerte.

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L’IVASS ha recentemente condotto un’ampia indagine in collaborazione con gli esperti dell’Università degli Studi di Milano - Bicocca, Doxa, l’istituto specializzato in sondaggi d’opinione e il supporto dell’Herbert Simon Society, una società di ricerca internazionale. Con l’occasione sono state sondate le conoscenze assicurative di oltre 2000 stipulanti appartenenti a tutte le fasce d’età e alle diverse regioni italiane. Un’indagine di questo tipo è stata condotta per la prima volta; mancano infatti dati comparativi a livello internazionale.  Ma dovrebbero essere già stati avviati colloqui con l’EIOPA (l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali ) per condurre degli studi corrispondenti anche in altri Paesi dell’UE.

Grandi lacune cognitive

Il risultato dell’indagine dimostra in generale un’insipienza assicurativa della popolazione: le conoscenze in materia di coperture assicurative, premi versati o partecipazione individuale sono molto più limitate rispetto a quanto ritengono di sapere le persone intervistate.  Nell’indagine di oltre 300 pagine si parla di una over-confidence degli stipulanti italiani che credono di avere approfondite conoscenze in materia di assicurazioni, tant’è che gran parte degli intervistati (60 per cento) è convinta di sapere tutto sulle polizze stipulate. Eppure le risposte alle domande dettagliate rivelano il contrario: solo il 14 per cento infatti è riuscito a dare risposte pertinenti.  Ma c’è un dato ancora più preoccupante: il 69 per cento rinuncia a ulteriori spiegazioni o a informarsi ad esempio attraverso altri canali. L’analfabetismo domina anche nel caso dell’offerta diversificata di polizze per le quali si auspica in generale una maggiore trasparenza e formulazioni più semplici. 

Scarse conoscenze di base

Per quanto riguarda le conoscenze di base e la conoscenza dei prodotti assicurativi degli intervistati, su una scala da 0 a 100, i ricercatori hanno assegnato un punteggio pari rispettivamente a 40,6 e 20,1.  Sorprendentemente, dall’inchiesta risulta che gli abitanti delle città medio-grandi dimostrano una conoscenza più approfondita delle loro assicurazioni rispetto a chi vive nei grossi centri o in quelli più piccoli.

L’indagine non riguarda solo le conoscenze delle assicurazioni stipulate ma anche la fiducia che le persone intervistate ripongono nelle loro compagnie d’assicurazioni e nei loro consulenti e che caratterizza soprattutto gli over 65, mentre i più giovani effettuano le loro scelte in base alla qualità dell’offerta.  

La propensione al rischio degli italiani è minima, ma, stando al sondaggio, varia a seconda delle fasce d’età e delle regioni. Sono soprattutto i più giovani a dimostrare un’avversione al rischio che nel Nord Ovest dell’Italia è maggiore rispetto alle restanti aree geografiche. «Maggiore è il grado di scolarizzazione, minore è la propensione al rischio»; viene inoltre lamentata la scarsa efficienza della comunicazione assicurativa. 

Le conoscenze piuttosto limitate in merito alle polizze o all’assicurazione in genere e l’eccessiva fiducia nelle proprie conoscenze cela il rischio di prendere decisioni poco efficienti. In breve, in Italia la cosiddetta «alfabetizzazione assicurativa» è ancora allo stato embrionale. 

Le preoccupazioni maggiori

Fra le maggiori preoccupazioni degli intervistati (76 per cento) rientra il loro stato di salute, il timore di eventuali infortuni o future malattie. Eppure appena il 10 per cento ha sottoscritto un’assicurazione malattie privata e solo il 20 per cento è titolare di un’assicurazione infortuni. Scarseggiano anche le polizze per catastrofi naturali; in questo ambito le differenze fra aree geografiche sono ancora più marcate: mentre al Nord d’Italia il 20 per cento degli intervistati ha sottoscritto un’assicurazione specifica, al Sud la quota degli stipulanti è di appena 4,6 per cento. In generale sono tutti d’accordo sul fatto che la cultura assicurativa a livello nazionale debba essere corroborata.  Perché per l’economia e la società l’importanza del ruolo del settore assicurativo è indiscussa. 

«Dobbiamo promuovere l’alfabetizzazione assicurativa»

Stefano De Polis, Segretario Generale dell’Istituto italiano per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS) spiega i motivi alla base dell’insipienza assicurativa degli italiani. 

Secondo il suo punto di vista, come è possibile corroborare le conoscenze in materia di assicurazione?
Occorre avvicinare i giovani alle tematiche assicurative. Ad esempio a scuola. Gli adulti dovrebbero approfondire le proprie conoscenze rivolgendosi alle istituzioni. Da tre anni, in ottobre, si svolge regolarmente «La Giornata dell’Educazione Assicurativa» in occasione della quale l’IVASS si rivolge alle fasce più disparate della popolazione per promuovere l’alfabetizzazione assicurativa.

Come spiega la cosiddetta over-confidence?
Spesso le consuete espressioni utilizzate in ambito assicurativo sembrano contraddittorie e possono essere fonte di interpretazioni errate. Nell’indagine condotta abbiamo chiesto agli intervistati il significato di determinati concetti, come ad esempio «partecipazione individuale» o «premi», espressioni che nel settore assicurativo hanno un significato particolare.  

L’avversione al rischio da parte dei giovani è particolarmente alta. Perché? 
I giovani, che hanno poca esperienza e scarse conoscenze specifiche, dimostrano un’avversione al rischio piuttosto profonda.

Gran parte degli intervistati critica aspramente la mancanza di chiarezza nella comunicazione. Cosa propone per poterla migliorare?
Da svariati anni ribadiamo che le clausole contrattuali dovrebbero informare in modo trasparente e semplice; è importante che non diano adito a incertezze. Le disposizioni a tutela dei contraenti devono risultare chiare, compresa la loro eventuale esclusione.  Senza dubbio le nuove norme sulla distribuzione dei prodotti assicurativi contribuiscono a fornire un quadro più trasparente. In questo ambito l’IVASS svolge una funzione primaria.

La cultura assicurativa in Italia è notoriamente scarsa. Quali sono i motivi?
I programmi scolastici non includono né argomenti di logica finanziaria né assicurativa. Un cambiamento a riguardo comporterebbe senz’altro un miglioramento delle conoscenze in questi due ambiti.

 Crede che una maggior consapevolezza da parte della popolazione possa migliorare l’attuale scenario?  
 A prescindere dall’urgente necessità di educare adeguatamente la popolazione per colmare le attuali lacune conoscitive, anche la crescente digitalizzazione è importante per promuovere l’alfabetizzazione assicurativa. I risultati della nostra indagine mostrano la necessità di un’inversione di tendenza. Ma ci vorrà del tempo prima di poter raggiungere un cambiamento.